Credo che valga la pena riflettere su un paio di concetti esposti da un anonimo insegnante di lettere in un liceo lombardo, pubblicata sul blog di Massimo Mantellini.
La didattica a distanza ha avvicinato insegnanti e famiglie, portando l’insegnante in casa. Ciò che viene fatto a scuola non è più riferito dall’allievo, ma visto in prima persona dal genitore.
La didattica a distanza ha accentuato la responsabilità dell’allievo, a cominciare dalla presenza: “Ogni studente ha dovuto scegliere se darsi da fare, apparire solo come un’icona o non connettersi affatto: se la presenza del corpo non è più obbligata, chi può sanzionare l’assenza dello spirito?”
Sulla valutazione: “Nelle prove a distanza, ad esempio, c’è qualche accorgimento per rendere le frodi un pochino più difficili, ma il controllo è impossibile.” Allora vale la pena pensare a modalità di valutazione che non richiedano il controllo in classe durante la verifica: riflessioni, sintesi, approfondimenti,…
Molti hanno capito che il testo scritto a mano è anacronistico: “il tema scritto a mano sul foglio di protocollo è un relitto che oscura e ostacola molte competenze (impaginazione, grafica, struttura del testo…)”
“Soprattutto, spero che la burocrazia del ministero continui a non accorgersene, come se la dar fosse una copia della didattica in aula. Altrimenti pioveranno circolari e piani e griglie e obiettivi e finalità. Tutti da declinare in riunioni fisiche, salvare in pdf e stampare su carta.”
Fonte: Lettera di un insegnante sulla didattica a distanza, in Manteblog.